Il secondo giorno di scuola

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Tutti parlano del primo giorno di scuola, io vi parlo del secondo e dell’anno che verrà.

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Le tre prime

Anche questa volta ce l’abbiamo fatta, e quest’anno era davvero dura.

Non perché il primo giorno di scuola si è tutti tesi, emozionati, elettrizzati ma perché dividere due con tre non si ottiene un numero intero. Due genitori divisi per tre figli, tre scuole, tre prime classi.

Nei mesi scorsi, quando ancora non si sapevano orari e giorni, ero un po’ preoccupata di come, io e mio marito,  avremmo gestito l’entrata e l’accoglienza, invece tutto è andato per il meglio senza sovrapposizioni. Diego, che ormai è un liceale, ha iniziato la scuola lunedì, entrata alle ore 8 in punto e niente genitori al seguito. Dal secondo giorno ha imparato a prendere il pullman, dal terzo giorno ha imparato a prendere il pullman alla fermata prima, evitando l’ammassamento degli studenti. (Ritornato il secondo giorno di scuola ci ha detto che prendere il pullman è da “povery” LOL). Vi assicuro che ho temuto non riuscisse a prendere quello giusto andando a finire in un’altra città, sbagliasse fermata o che un meteorite cascasse. Sì, sono ansiosa ma lui ancora una volta mi ha dimostrato che ce la può fare.

Il primo giorno di scuola delle “ragazze” è stato mercoledì ma con orari diversi. Emma, #lanumero2, inizia la scuola secondario di primo grado (insomma le medie). Ore 8 sul piazzale della scuola, ragazzi e genitori aspettano ansiosi l’apertura del cancello. Finalmente la bidella lo apre e lascia entrare i ragazzi e ferma come un gendarme i genitori spaesati. Arriva il dirigente scolastico che improvvisa un saluto agli adulti, sembra un comiziante di piazza, e ci congeda con un “non ci sono i professori, domani ancora orario ridotto”. Si alzano le proteste dei genitori che, attenendosi alla circolare emessa pochi giorni prima, hanno incastrato lavoro, nonni, scuola e pause pranzo adeguati agli orari comunicati. Niente da fare, iniziamo bene.

Linda inizia la prima elementare, pardon scuola primaria. Vi ricordate l’emozione di conoscere le nuove maestre, ritrovare qualche compagno dell’asilo (ehm, scuola dell’infanzia), lo zaino nuovo pieno di tutto il materiale? No, non funziona più così. Premetto che i presupposti per il nuovo metodo d’accoglienza sono lodevoli ma nutro ancora qualche dubbio che i bambini non si sentano tranquilli e ben accolti. Le classi prime saranno quattro ma il primo giorno i bambini vengono suddivisi in otto gruppi e accolti da otto maestre (che non ci sono tutte). I gruppi vengono accoppiati e portati in un’aula che sarà la loro classe solo per quel giorno. Il giorno dopo e così per le prossime due settimane, i gruppi e le maestre gireranno, ogni giorno compagni diversi, maestre diverse e aula diversa. Il fine di tutto questo girotondo è arrivare a formare delle classi equilibrate.

Dal secondo giorno di scuola in poi

Passato il periodo di assestamento, tra accoglienza e arrivo degli insegnanti di ruolo (almeno per l’anno in corso), avrò tre figli in tre scuole, con tre orari diversi.

Uno in un’altra città ma salvo imprevisti, conto sul servizio pubblico di trasporto. Gli orari rimango disparati per tutti, oltre all’entrata e relativa sveglia (Diego ha il pullman alle 7.09 e sveglia ore 6.30, la sveglia suona anche per me che in successione sveglio il resto della famiglia), l’uscita è gioco di abilità ad incastro.

Diego uscirà alle 13 e arriverà intorno alle 14, Emma alcuni giorni alle 13 e altri alle 16, Linda uscirà alle 16.30. Ma ovviamente non è finita così. Il vero puzzle è far combaciare le attività pomeridiane e vi risparmio il triste elenco. Mi organizzerò e riuscirò ad incastrare tutto, non è questo quello che più mi spaventa.

Mi spaventa che loro crescono e io mi perdo in tutto questo cancan di ore, le cose più importanti e i loro piccoli traguardi come prendere un pullman da solo.

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